Il cinema invisibile e la città

Quando si incontrano al bar dell’Ultimo Cortese le giovani donne delle isole parlano delle recensioni dei film lette su Alias, delle notizie che arrivano dai festival delle città del nord, o delle immagini ammirate sui siti dedicati a Kiarostami.
Marta riassume al computer le recensioni e le conserva gelosamente con l’idea che quando i cinema della loro piccola città saranno riaperti, proverà a proporre agli organizzatori delle bellissime rassegne. […]
In giro la gente era davvero poca, nella piccola città tra le isole.
Alle giovani donne non restava che leggere, stare in silenzio, e la musica.

Bastiana Madau, Nascar

Le ragazze del romanzo organizzano un comitato si protesta per la riapertura dei cinema nella piccola cittadina: quindici persone sedute in una piazza davanti a uno schermo improvvisato con un lenzuolo. Perché? Verrebbe da pensare che si tratti di modo per scongiurare la noia della vita di provincia.
Il realtà la chiusura dei cinema nei centri delle città, piccole o grandi che siano, si inscrive in un nuovo modo di gestire lo spazio urbano finalizzato alla crescita del profitto e all’aumento dell’individualismo. Nell’immaginaria Nascar come a Firenze, i luoghi in cui incontrarsi, parlare, raccontarsi le storie che creano condivisione, che si tratti di narrazioni stimolate dalla visione di un film o di testimonianze di vita vissuta, sono sempre meno, rigidamente delimitati e regolamentati e legati al consumo. Così il circolo sotto casa in una via di periferia chiude per fare posto a due monolocali bui al pian terreno, la libreria storica in via Tornabuoni diventa una boutique di Prada, Il centro sociale è sfrattato a favore di un mega centro commerciale che strozza la vita sociale ed economica del quartiere. I cittadini devono ora così estraniarsi dalla comunità politica e chiudersi in un profondo attaccamento per contesti a loro più vicini come la famiglia e il gruppo di interesse. Ognuno per sé.
Manca ancora qualcosa: un’ideologia ad hoc. Entra in scena la Sicurezza. L’individuo della città contemporanea, smarrito in una rete infinita di relazioni virtuali, senza un centro, senza una mappa e senza coordinate, ha paura. Potenti mezzi di comunicazione lo informano dell’esistenza di un Nemico, che sul piano internazionale si chiama Terrorismo, su quello interno ha il volto del Diverso: lo straniero, il delinquente, il deviato, sempre in agguato e pronto a compiere ogni efferatezza. Ognuno contro l’altro.
La città, da luogo in cui gli sconosciuti si incontrano e si confrontano, elaborando nuove idee, si trasforma spesso in un tessuto frammentato in cui perdersi. La vita quotidiana, per molti, si risolve in un percorso alienante e ripetitivo fatto di casa, lavoro e acquisti. Intanto piazze vuote e silenziose sono sovrastate da telecamere nascoste che seguono gli spostamenti dei corpi e assicurano la quiete pubblica e il decoro, assurti a beni irrinunciabili. Il Controllo.

È proprio per sottrarci a questa dinamica che abbiamo iniziato il nostro percorso politico, con l’intento di “liberare gli spazi urbani” dalla pervasività del mercato e dal clima di diffidenza, riportando nelle piazze e nelle strade la possibilità dell’incontro con l’Altro. Dopo oltre un anno di attività, guardiamo ora alla chiusura dei cinema di quartiere come ad un problema politico. Il caso della sofferenza delle sale cinematografiche più piccole, e la parallela apertura, un po’ in tutto il paese di enormi multisala finanziati e gestiti dalle major americane, offre l’occasione per riflettere su almeno tre questioni strettamente interconnesse:
- la politica di gestione della città
- la dialettica capitale-lavoro
- il trionfo di un unico modello culturale attraverso il controllo del sistema di comunicazione e l’estromissione di ogni pensiero alternativo.
A Firenze, alle sale gestite da piccoli esercenti – già chiuse o a rischio chiusura – si sostituiscono tre giganteschi multiplex decentrati con oltre 30 schermi complessivi, legati a grandi circuiti italiani o europei: "Il Magnifico" della catena Warner Village, con 11 schermi e, ad oggi, un terzo degli incassi complessivi della città; il Vis Pathè di Campi Bisenzio, da 16 schermi e 3500 posti; infine, un nuovo complesso da sette (o forse nove) schermi, che aprirà probabilmente a Novoli, malgrado le proteste di chi prevede la morte rapida di almeno 5 sale limitrofe (le due del Flora, le due dell'Adriano e quella del Manzoni) e la sofferenza di altre strutture che sono già al limite della sostenibilità gestionale. Il caso fiorentino, inoltre, è solo un esempio emblematico delle tendenze in atto nell’intero paese. I dati affermano infatti che negli ultimi cinque anni le tre regioni italiane più colpite dalla chiusura di sale, Emilia Romagna (82), Toscana (44), Lombardia (41), sono le stesse in cui sono stati precedentemente aperti nuovi multiplex con un elevato numero di schermi.
La stessa collocazione di questi mega-complessi, intrinseci al sistema della grande distribuzione, in aree che urbanisti e amministratori pubblici hanno riservato agli spazi unicamente dedicati agli acquisti, cioè i centri commerciali e gli outlet, suggerisce l’assimilazione del film ad un mero oggetto di consumo. E sono proprio le pellicole con maggiore valore estetico le più penalizzate dalle trasformazioni in atto. Registi indipendenti e coraggiosi documentaristi incontrano enormi difficoltà a trovare produttori e distributori disposti a finanziare e poi diffondere le loro opere, con il risultato, paradossale, che esiste una grossa fetta di “cinema invisibile”.

“Il cinema è un’arma magnifica e pericolosa se è uno spirito libero a maneggiarla” (Luis Buñuel). Per giustificare l’estromissione di alcuni film dal circuito cinematografico, i magnati del settore chiamano spesso in causa i gusti del pubblico. E certamente gli italiani non disdegnano la sequela dei vari film di Natale firmati dalla triade Boldi-De Sica-Parenti. Ma non basta. La trasformazione del cittadino in consumatore individualista passa anche attraverso un uso strumentale dei mass media. L’industria dello spettacolo contribuisce alla vendita a livello planetario degli stili di vita funzionali all’espansione progressiva e incontrastata del libero mercato. E il cinema, attraverso la potenza delle parole combinate alle immagini, è un fondamentale vettore del Pensiero Unico. Ogni tentativo di espressione della differenza, di contestazione e di opposizione ideologica rimane relegato nella nicchia, conferendo ai timori di Marcuse una rinnovata attualità.

Oggi il cinema e la riflessione sul cinema costituiscono dunque una regione vastissima ed eterogenea, dove si affrontano non solo problemi di linguaggio ma anche questioni di più ampia portata sociopolitica. Partendo da questa considerazione, l’11 e il 12 maggio, il cinema Spazio Uno di via del Sole, una delle poche sale superstiti nel centro cittadino, sarà teatro di discussione politica, luogo d’incontro e spazio aperto alle narrazioni: una zona liberata.
Abbiamo deciso di articolare la nostra iniziativa organizzando dibattiti, proiezioni, laboratori gestiti dai ragazzi dell’Accademia di Belle Arti, momenti di socialità con cibo, vino e musica dal vivo. Non vogliamo che la nostra due giorni si trasformi in un Festival con fruitori passivi da un lato ed esperti parlanti dall’altro. Vogliamo costruire un’altra tappa del nostro percorso che cerca di restituire alla città quella dimensione “sociale” e di scambio che le è propria e ne ha fatto, nel corso del tempo, il luogo precipuo di elaborazione delle idee.


11 e 12 Maggio al cinema Spazio Uno
La piazza in ogni cinema il cinema in ogni piazza


PROGRAMMA:

Cinema Spazio Uno via del sole 10, Firenze

LUNEDI' 11 MAGGIO"IL CINEMA INVISIBILE"

- ore 17.00 scelta di cortometraggi indipendenti a cura di Hulot distribuzione

- ore 18.30 proiezione del film " Il Caricatore " di Eugenio Cappuccio, Fabio Nunziata, Massimo Gaudioso (ITA, 1997) - 91 minuti -

- ore 20.00 aperitivo con musica dal vivo

- ore 21.00 Dibattito con:

Mario Pezzella docente di estetica dell' Università Normale di Pisa

Davide Turrini giornalista di Liberazione

Gianluca Arcopinto produttore

Fabio Nunziata regista del film "Il Caricatore"

Lorenzo Scoles conduttore, autore e regista

Libero De Rienzo regista del film "Sangue, la morte non esiste"

- ore 22.30 proiezione del film "Sangue, la morte non esiste" di Libero De Rienzo (ITA, 2006) - 104 minuti -

- a seguire, dibattito con il regista



MARTEDI' 12 MAGGIO "IL CINEMA A FIRENZE, DA SPAZIO AGGREGATIVO A SPAZIO DI CONSUMO"

- ore 17.00 scelta di cortometraggi indipendenti a cura di Hulot distribuzione

- ore 18.30 aperitivo con musica dal vivo

- ore 20.30 tavola rotonda con

Stefano Stefani esercente cinematografico

Claudio Carabba critico cinematografico

Maurizio Paoli presidente provinciale e vicepresidente regionaledell' ANEC


Gabriele Rizza giornalista de Il Manifesto

Jo Laface direttore artistico delle Officine Cinematografiche

Federico Micali regista del film "Cinema Universale d'essai"

Roberto Schoepflin regista del film " Pochi, maledetti e subito"

- ore 22.00 proiezione del documentario "Cinema Universale d'Essai " di Federico Micali (ITA, 2008) - 70 minuti -

- ore 23.30 proiezione del film "Pochi maledetti e subito" di Roberto Schoepflin (ITA, 2008) - 70 minuti -

- A seguire, dibattito con i registi. Per tutta la durata dell'iniziativa avremo l'installazione a cura dei Mi.Ga.Mi. dell'Accademia delle Belle Arti e proiezioni di cortometraggi nella Cortomobile - il cinema più piccolo del mondo! -

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